Il rivestimento di marmo nella Cappella della Madonna del Carmelo a inizio lavori presentava vistosi “spanciamenti” delle lastre prodotti da spinte verso il basso e l’esterno delle lastre stesse, soprattutto nella zona in basso e sul lato destro della cappella.
In seguito alle prime analisi, si è individuata la causa scatenante di un deterioramento così radicale nel sistema di aggancio: un’ infiltrazione d’acqua piovana protrattasi per oltre vent’anni.
Durante lo smontaggio non sono stati riscontrati parametri anomali di umidità nelle murature. Il metodo costruttivo adottato in origine prevedeva un sistema costituito unicamente da staffe di ferro agganciate in testa alle lastre poi murate nella struttura portante. Inoltre era stato messo in atto il riempimento dello spazio vuoto sul retro delle lastre costituito da un reticolo di mattoni in laterizio posati a secco per impedire il passaggio di umidità dalle murature. Solo un pronto intervento ne ha impedito il crollo, altrimenti molto probabile viste le condizioni della struttura.
Su molte lastre sono state evidenziate fratture in corrispondenza dei punti in cui erano inserite le staffe causate dal rigonfiamento provocato dall’ossidazione del ferro. Alcuni elementi di grandi dimensioni avevano subito una vera e propria deformazione con “spanciamento al centro”.
Sono stati evidenziati anche interventi di manutenzione con rinforzo sul retro di alcuni elementi con l’applicazione di lastre in ardesia fissate al marmo con mastici e perni in ferro oltre che la posa delle lastre stesse su fondi a base cementizia.
Si è quindi attuato un puntellamento mirato e sono state rimosse le lastre a rischio di crollo, ovvero le parti basse di entrambi i lati e le lesene ai lati delle grandi specchiature.
Per evitare che le lastre più grandi si muovessero sono stati applicati dei puntelli in legno fissati con barre in acciaio da 10 mm di diametro introdotti a loro volta per 30 cm nella muratura portante.
scelto di partire dal basso. Gli elementi rimossi sono stati quindi catalogati, numerati ed evidenziati su un grafico in scala, sono state scattate numerose foto durante tutto il procedimento ed infine i materiali sono stati conservati nel locale adiacente alla chiesa.
Per scongiurare il crollo accidentale delle parti già compromesse e per capire le cause del dissesto si è Dopo aver collocato nuovamente in sede la prima parte di questi materiali, sono stati rimossi gli altri elementi dal lato destro ed è stato eseguito un primo importante risanamento dei sottofondi di posa.
Il riempimento in laterizio è stato smantellato e sostituito realizzando dei pilastri in mattoni pieni e malta a base di calce idraulica naturale. Per la posa delle lastre in marmo è stata utilizzata sabbia di fiume ed è stata lasciata un’intercapedine per l’aerazione sul retro. I resti di staffe ossidate sono stati individuati e rimossi dalla muratura.
Le lastre sono state ripulite dai resti delle malte e sono stati rimossi i frammenti di ferro che ostruivano la sede per le staffe di aggancio. In alcuni casi è stato necessario creare delle nuove sedi perchè quelle originali non erano più utilizzabili.
Gli elementi fratturati sono stati ricomposti con resine epossidiche a lento indurimento, laddove fosse necessario, poi, sono stati inseriti dei perni in acciaio ed è stato steso del tessuto triassiale in fibra di vetro su resina epossidica per rinforzarne il retro.
La ricollocazione è iniziata dal basso preparando il fondo con pilastri distanziati e la posa delle lastre su malta specifica per la posa in verticale dei marmi, il loro aggancio all’apice è stato eseguito con staffe in acciaio inox inserite nelle sedi originali o rifatte, sono state quindi fissate mediante piombatura, inserite nella muratura e infine fissate con un tassello chimico adatto allo scopo.
Prima di rimuovere le parti alte sono stati portati a termine il risanamento e la ricollocazione delle parti basse oltre che delle lesene laterali in maniera tale da avere un buon sostegno durante lo spostamento delle lastre più grandi. Le staffe ancora in buono state sono state oggetto di un trattamento passivante e protettivo in modo da poterle riutilizzare.
Alla fine di queste operazioni, tutte le superfici sono state ripulite e risciacquate con vapore a caldo. Le fughe tra gli elementi sono state sigillate con malta a base di grassello e polvere di marmo, alcune lacune sono state riempite con uno stucco acrilico pigmentato reversibile.
Infine, le stuccature sono state soggette ad un adeguamento cromatico ad acquerello e sono state incerate con cera microcristallina.
2016
Sestri Levante (Pietra Ligure)
Parrocchia Santo Stefano al Ponte